ADRARA SAN MARTINO
1. Chiesa Parrocchiale dei SS. Martino e Carlo Borromeo
2. Chiesa di S. Alessandro in Canzanica (Parrocchia di Viadanica)
PARROCCHIALE dei SS. MARTINO E CARLO BORROMEO
La parrocchiale di Adrara San Martino, chiesa madre della Valle di Adrara, ha origini antichissime. L’impianto generale risale al ‘400 ma la tradizione vuole che sia stata costruita sui ruderi di un piccolo tempio pagano che custodiva un’ara dedicata a Diana, dea della caccia; da qui il nome di Adrara, “ad aram” . All’inizio del ‘400 il parroco Zinio de Capitanis diede inizio alla costruzione della chiesa; di questa sono ancora visibili i muri perimetrali e la torre campanaria. Era in stile gotico-lombardo, con tre absidi rivolte ad oriente. Venne terminata nel 1523 e negli anni successivi fu arricchita delle cappelle con relativi altari.
Dal 1701 al 1787, la chiesa subì sostanziali modifiche con l’approfondimento dello spazio perimetrale e il prolungamento dell’aula trasformata in stile neorinascimentale con colonne tuscaniche in pietra e volte a vela e a botte.
Il portale, in pietra arenaria riccamente scolpita, racchiude la porta in legno ornato di formelle di rame che descrivono gli episodi più significativi della vita di San Martino.
L’interno è costituito da una navata dalla quale si dipartono 6 cappelle.
A sinistra: del fonte battesimale, del Crocefisso, dell’Immacolata; a destra: della Pietà, di San Fermo e Rustico, del Rosario. Nel presbiterio si trova l’altare maggiore, in marmo arabescato, breccia medicea, onice e nero del Belgio; è opera di Carlo Comana (1951).
L’abside è completata dal coro con 21 stalli molto semplici. La volta è costituita da una fitta decorazione a chiaroscuro con medaglie in terretta verde e ocra, realizzata nel 1843 da Alessandro Giuseppe Macinata. La cappella del battistero, delimitata da una cancellata in ferro battuto con elementi in bronzo, ha un’architettura appositamente studiata per completare lo stile del tempietto in legno di noce intagliato e impiallacciato in radica che copre la vasca del fonte in marmo nero a pianta ottagonale. Risale al ‘600 ed è di ambito bergamasco. Ha un’altezza di 3 m. e una profondità di m. 1,30.
La sacrestia, posta verso mezzodì, è molto ariosa, ricca di due belle porte in arenaria con coronamento ben scolpito.
L’interno, oltre a conservare ritratti ad olio di personaggi religiosi, contiene due grandi armadi in legno di noce di cui uno, quello del ‘700, è intagliato; un mobile da sacrestia in legno di noce intagliato e impiallacciato in radica di noce.
Lo spazio centrale è occupato da un bancone paratoio in legno di noce.
Il complesso di Canzanica, costruito, secondo quanto attestato dalle strutture murarie, anteriormente al sec. XI, come appare a noi oggi è frutto di numerose trasformazioni succedutesi nei secoli.
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In pianta la Chiesa si presenta ad aula unica, terminante con un abside semicircolare; sulla parete di destra si apre una cappella rettangolare con copertura a volta, da cui si accede alla piccola sagrestia; sulla parete di sinistra si apre la torre campanaria a base quadrata.
Alla chiesa primitiva di dimensioni inferiori all’attuale, venne affiancato nell’ XI secolo lo splendido campanile sovralzato nel 1500. Nei secoli XI e XII secolo la chiesa venne ampliata verso sud, prolungata verso est e sovralzata. Verso la fine del XII secolo venne affiancato al lato settentrionale della chiesa un edificio di due piani dotato di ingressi indipendenti. Le trasformazioni successive comportarono la costruzione del portico davanti la chiesa, forse prolungato anche lungo la parete meridionale e l’apertura di una cappella dedicata alla Vergine sul lato meridionale poi sovralzata. Ad est di S. Alessandro si trova un antico cimitero, che fino a tempi recenti ha accolto le salme dei defunti del paese di Viadanica.
Le pareti di S. Alessandro in Canzanica un tempo dovevano essere interamente coperte da affreschi databili tra il XIV e il XV secolo; oggi sopravvivono soltanto alcune porzioni, per la maggior parte martellinate.
Nell’ atrio di ingresso si ammira un affresco con la Crocifissione e Santi, di grande bellezza espressiva. Sulle pareti interne, si trovano tre affreschi relativamente ben conservati, aventi come tema la Madonna col Bambino; uno di questi venne strappato dalla parete esterna e posizionato all’ interno di una cappella barocca, decorata e modanata a stucco, appositamente creata, che stride con la fresca semplicità del contesto romanico. Nell’ampio catino absidale è rappresentato il Cristo Pantocratore benedicente entro una mandorla, una delle figure più importanti della geometria sacra, di antica tradizione bizantina. Accanto ad esso rimane gran parte dell’Aquila, simbolo di S. Giovanni e una minima parte dell’Angelo, simbolo di S. Matteo, sono invece andati perduti il Leone di S. Marco e il Bue di S. Luca. Tracce di dipinti testimoniano che l’ abside era quasi interamente affrescato: due volti nella fascia d’imposta del catino; una greca geometrica e una stella ottagonale, inscritta in un quadrato con al centro un volto di Santo si trovano nel sottarco; simboli vari nelle nicchie. Nella chiesa sono stati scoperti diversi graffiti, approfondisci l'argomento QUI.